La disbiosi intestinale

Quando si parla di disbiosi intestinale si intende una condizione in cui vi è uno squilibrio della flora batterica intestinale, quando cioè le centinaia di famiglie batteriche presenti nel nostro intestino perdono il loro normale rapporto numerico.

Facciamo un passo indietro.
Il microbiota intestinale è l’insieme di tutti i microrganismi che vivono nel nostro intestino (in realtà nel nostro corpo ci sono microrganismi ovunque, esiste ad esempio anche il microbiota orale!).

Il rapporto tra cellule batteriche e umane è 1:1 cioè: per ogni cellula umana ve ne è una batterica.
Riuscite ad immaginare di che numeri stiamo parlando? Questo ci suggerisce anche quanto sia importante il microbiota per la nostra salute e quanto sia importante che l’equilibrio venga mantenuto.Cosa intendiamo per eubiosi?

Per capirlo dobbiamo prima conoscere chi abita nel nostro intestino!

I batteri sono divisi in PHYLA (FAMIGLIE) e quelle più rappresentative sono 4:

  • I Firmicutes, che sono circa il 65% (ad esempio i Lattobacilli fanno parte dei Firmicutes)

  • I Bacteroidetes 28%

  • Gli Anctinobacteria (tra cui spiccano i famodi Bifidobatteri)

  • I Proteobacteria (tra cui riconosciamo i famosi Escherichia-coli e Helicobacter Pylori).

Firmicutes e Bacteroidetes rappresentano il 90% di tutta la popolazione e il loro rapporto è fondamentale per la nostra salute, non esistono infatti batteri buoni o cattivi, ci sono però specifiche proporzioni vanno mantenute: una sovracrescita o una diminuzine di alcuni batteri può portare allo sviluppo di determinate condizioni o patologie.

Avremo eubiosi (e quindi un intestino sano) quando tutti i rapporti tra le famiglie del nostro microbiota sono rispettate, in caso contrario si parlerà di disbiosi.

A cosa serve il nostro microbiota?

Le sue funzioni sono moltissime e ad oggi ancora non le conosciamo tutte, anche se gli studi proseguono senza sosta da oltre vent’anni.

Il primo importante ruolo è di tipo PROTETTIVO. I batteri, infatti, fungono da barriera contro la proliferazione dei patogeni, con un meccanismo detto ESCLUSIONE COMPETITIVA, occupando cioè tutti i posti sulla barriera intestinale e impedendo di fatto che i “cattivi” trovino da sedere (siete mai stati al cinema negli anni 80 quando non c’erano i posti numerati? Ecco, succede più o meno così!).
Vi è poi la funzione regolatoria che si esplica sul Sistema Immunitario. I batteri possono in alcuni casi anche ATTIVARE o SPEGNERE le nostre difese.

In pochi sanno però che il microbiota intestinale produce anche molte sostanze: vitamine del gruppo B, la vit K, alcuni neurotrasmettitori come la serotonina e gli importanti SCAFs (acidi grassi a corta catena) che derivano dalla fermentazione intestinale delle fibre e che vengono utilizzati da molti organi per controllare, ad esempio, l’appetito o il metabolismo glucidico e anche il sistema immunitario!
Ovviamente gli abitanti del nostro intestino hanno un ruolo attivo anche nella motilità intestinale (stitichezza? diarrea? È colpa loro!) e nella metabolizzazione delle sostanze che assumiamo con l’alimentazione, incidendo quindi anche sul nostro metabolismo energetico.
Complesso vero? Pensate che questa è solo una piccola parte delle infinite potenzialità del microbiota.

Arrivati fin qui non possiamo non soffermarci su un aspetto fondamentale: la dieta influisce in maniera determinante sul microbiota intestinale, infatti ciò che mangiamo può cambiare la composizione i rapporti delle famiglie batteriche.
Molti studi hanno dimostrato che la così detta western diet, l’alimentazione tipica dei paesi industrializzati che vede un eccesso di zuccheri, proteine animali e grassi saturi, provoca un aumento esponenziale dei Firmicutes a dei Proteobacteria a discapito delle altre famiglie.

Inoltre una quota insufficiente di fibre farà aumentare quei batteri che andranno a degradare la barriera di muco che protegge le cellule intestinali, rendendo il nostro intestino più vulnerabile all’attacco di patogeni.

La dieta risulta quindi essere la prima causa di DISBIOSI, seguita dall’utilizzo di farmaci (in particolare antibiotici) e dallo stile di vita sedentario, sappiamo infatti che fare sport stimola la biodiversità, condizione essenziale per il mantenimento della salute.

Come si riconosce la disbiosi?

La diagnosi è medica, si effettua attraverso l’analisi dei sintomi ma esistono anche alcuni esami come la valutazione dei livelli di Indicano e Scatolo o i più approfonditi esami del microbiota. Le manifestazioni sono varie, si riscontrano gonfiore e presenza di gas, stipsi/diarrea, presenza di muco nelle feci, disturbi digestivi e reflusso, intolleranze alimentari, alitosi, disturbi dell’umore, dermatiti, malattie autoimmuni.

La causa di questi sintomi è una conseguenza della disbiosi che porta a permeabilità intestinale (leacky gut), la perdita cioè delle giunzioni tra le cellule intestinali e la diminuzione della barriera di muco.

Ma quali sono le conseguenze sulla nostra salute?

Moltissime condizioni e patologie sono strettamente legate all’equilibrio del nostro microbiota, alcune ne sono causa, altre effetto, altre ancora causa-effetto, in un circolo vizioso che va assolutamente fermato.

OBESITA’

Gli studi hanno mostrato che nei soggetti obesi si è persa la diversità batterica, in particolare vi è uno sbilanciamento tra i Firmicutes e i Bacteriodes, questo porta ad una alterazione delle vie metaboliche di produzione e utilizzo dell’energia, con un conseguente aumento della produzione di tessuto adiposo.
Inoltre in presenza di permeabilità intestinale, alcune sostanze che derivano dalla degradazione batterica come i lipopolisaccaridi, e che in condizioni normali dovrebbero essere espulse con le feci, entrano nel circolo ematico attivando una risposta infiammatoria e favorendo lo sviluppo di malattie come il diabete di tipo 2 e la steatosi epatica.

MALATTIE AUTOIMMUNI

Nelle malattie autoimmuni è ormai dimostrato il ruolo centrale del microbiota che sappiamo avere un ruolo proprio nella tolleranza immunitaria e nella maturazione dei Linfociti T, che fanno parte dell’esercito del nostro sistema immunitario.
È frequente che in queste patologie, in particolare in presenza di tiroidite di Hashimoto, artrite reumatoide, lupus, sclerosi multipla, vi siano accentuati disturbi intestinali e digestivi, lavorando sul tratto gastroenterico con alimentazione e opportuna integrazione, si ha spesso un miglioramento dei sintomi legati alla malattia stessa.

NON SOLO…

Anche alcune patologie renali possono partire da uno stato di disbiosi a causa dell’aumento dei Lipopolisaccaridi nel sangue, le malattie infiammatorie croniche dell’intestino, rettocolite ulcerosa e morbo di Chron sono strettamente legate allo stato del nostro microbiota, inoltre vi sono forti correlazioni anche con alcuni disturbi dell’umore e infine con lo sviluppo di cancro al colon retto e altre tipologie tumorali, che sarebbe effetto di un malfunzionamento del sistema immunitario. Senza contare che proprio le terapie utilizzate per combattere il cancro hanno un forte impatto sull’equilibrio della flora intestinale.

GLI APPROCCI ALIMENTARI ALLA DISBIOSI

L’approccio nutrizionale dipende dal tipo di disbiosi che dobbiamo trattare, infatti in base a quali famiglie batteriche perdono la loro omeostasi avremo:

Disbiosi Deficitaria: presenta un deficit di bifidobatteri lattobacilli, è spesso associata a sindrome dell’intestino irritabile e di solito è causata dall’utilizzo di antibiotici o da un inadeguato apporto di fibre.

Disbiosi Putrefattiva: causata dall’aumento dei batteri deputati alla putrefazione, è associata a diete ad alto contenuto di proteine e grassi saturi.

Disbiosi Fermentativa: causata da una dieta in cui vi è un eccesso di zuccheri o è presente malassorbimento.

Il protocollo più utilizzato è la dieta Low-Fodmaps: un approccio ad eliminazione temporanea che prevede di ridurre/eliminare alimenti che contengono FodMaps, piccole molecole che possono creare disturbi intestinali (il più famoso è ad esempio il lattosio).

Anche tale protocollo, che va sempre modulato sul paziente e sui suoi sintomi, non è la panacea per tutti i mali (intestinali), esistono infatti altre strade, anche molto diverse, che il professionista valuterà in base al singolo caso.

L’INTEGRAZIONE PER LA DISBIOSI

Parlare di integrazione nella disbiosi è estremamente complesso, proprio perché le famiglie batteriche sono molte e i sintomi estremamente variegati.
In generale si utilizzano Probiotici (i ceppi batterici) e/o Prebiotici (il nutrimento ai ceppi batterici), in base ai sintomi e alla storia del paziente.
Attenzione
: non tutti i Probiotici sono uguali, bisogna valutare quali e quanti ceppi batterici contengono e se è opportuno utilizzare anche prebiotici in abbinata; tale valutazione è fatta nuovamente in base alle manifestazioni e alla presenza di eventuali patologie correlate con la funzione intestinale.

Per concludere

I disturbi intestinali che ricadono nel calderone della disbiosi sono molti e anche molto diversi tra loro. Alcuni sono causa della disbiosi stessa, altri ne sono la conseguenza, ma questo non esclude il fatto che la nostra salute generale e la capacità del nostro organismo di difenderci da attacchi esterni, passa sempre attraverso la salute e l’equilibrio del nostro intestino.

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