Definizione
Oggi la Sindrome Fibromialgica (FM) si presenta come una patologia le cui cause sono in fase di scoperta, con dolore muscolo-scheletrico diffuso e cronico associato a molti altri diversi sintomi.
I criteri per la sua definizione sono stati stabiliti dall’American College of Reumathology (ACR) nel 1990 e successivamente nel 2010 e si basano, oltre alla presenza di dolore alla digitopressione di 11 su 18 punti distribuiti su tutto il corpo, compresa la colonna, sulla storia del dolore e sulla co-presenza di altri sintomi come cefalea, disturbi del sonno, ansia, depressione, colon irritabile.
A differenza di altre malattie reumatiche, la Fibromialgia non colpisce la articolazioni, ma muscoli, tessuti fibrosi e le loro inserzioni.
Ne soffre quasi il 3 % della popolazione mondiale, colpisce soprattutto le donne, con un rapporto di 3:1
I numeri ci danno il senso dell’impatto di questa malattia anche a livello sociale: si stima che al reumatologo arrivino solo una parte dei soggetti affetti da dolore cronico, in quanto in alcuni casi o vi è una remissione dei sintomi oppure il dolore non pregiudica la quotidianità.
Il paziente fibromialgico non è solo una persona che combatte con il dolore quotidianamente, ma si trova anche a dover affrontare problematiche legate alla sfera cognitiva ed emotiva, oltre che organica.
Le cause
Ad oggi non è ancora chiara l’eziologia della malattia, gli autori sono concordi nel riconoscere diversi fattori coinvolti nello sviluppo della Fibromialgia: lo stress, fisico ed emotivo, disturbi dei neurotrasmettitori e neuroendocrini, come l’aumento delle concentrazioni di neurotrasmettitori eccitatori e una disregolazione dell’asse ipotalamo- pituitario-surrenale.
In sintesi oggi l’ipotesi comune è che alla base della Fibromialgia vi sia un’eccessiva sensibilizzazione del Sistema Nervoso Centrale.
Anche la ricerca genetica ha supportato questa ipotesi, individuando nei geni dei neurostrasmettitori un coinvolgimento nello sviluppo della FM.
Inoltre si è correlata la patogenesi della FM con elevati livelli di stress ossidativo e una minore capacità antiossidante dell’organismo.
E’ stato valutato anche il legame della FM con le malattie autoimmuni, notando come la risposta infiammatoria sia simile in entrambe le condizioni.
Dal 2010 ad oggi gli studi e le review in merito alla FM sembrano dunque portare verso l’ipotesi di un coinvolgimento del SNC nell’eziologia del dolore, con un conseguente coinvolgimento del sistema immunitario in risposta a tale stimolo.
I sintomi
Anche se è il dolore cronico diffuso a caratterizzare la FM, insieme alla rigidità muscolare, possiamo rilevare un’ampia varietà di sintomi, che possono presentarsi in modo autonomo e soggettivo nei diversi pazienti :
- colon irritabile
- cefalea
- stanchezza
- disturbi dell’umore quali depressione e ansia.
- Deficit nella memoria a breve termine
- Brain-fog (mente annebbiata)
- Difficoltà di concentrazione
- Disturbi del sonno
E’ ormai chiaro che non è più possibile valutare questa malattia solo in base al dolore, trascurando il disagio psicologico, la stanchezza e gli altri disturbi non fisici riportati dai pazienti che ad oggi sono ufficialmente parte integrante della Sindrome Fibromialgica.
La difficoltà della diagnosi, la complessità dei sintomi e la ricerca, spesso infruttuosa, di risposte, abbassa notevolmente la qualità della vita del paziente Fibromialgico.
Nonostante vengano costantemente studiate terapie diverse per la cura della FM, la malattia si presenta in modo talmente variabile tra i soggetti, che individuare una singola cura sembra davvero difficile.
Spesso il paziente non si sente compreso dai medici e dai familiari, venendo a volte additato come “malato psico-somatico”. Questa incomprensione va a peggiorare la situazione stressogena del soggetto che vede i sintomi peggiorare nella totale assenza di soluzioni o risposte.
L’approccio multidisciplinare

I migliori risultati nel trattamento della malattia si sono visti con un approccio multidisciplinare : terapia farmacologica, terapia cognitivo comportamentale con supporto psicologico, alimentazione ed esercizio fisico hanno portato ad un miglioramento dei sintomi organici e psicologici nei pazienti di uno studio spagnolo.
Già nel 2011 uno studio su 75 soggetti con FM ha valutato l’impatto della multidisciplinarietà sulla severità dei sintomi: dopo tre mesi di terapia farmacologia, fisica e psicologica è stato registrato un significativo miglioramento sulla sintomatologia e sulla qualità della vita dei pazienti.
Negli ultimi anni a fianco dei trattamenti farmacologici e della terapia cognitivo-comportamentale e occupazionale si è valutato anche l’intervento nutrizionale, verificando come vi sia un legame nella FM, tra alimentazione, riduzione dei sintomi, livelli di depressione e difficoltà cognitive.
La terapia farmacologica
Lo scopo della terapia farmacologica è quello di ridurre l’impatto sui sintomi migliorando la qualità della vita.
Ad oggi i farmaci maggiormente efficaci sembrano essere quelli che agiscono a livello del SNC, come antidepressivi o miorilassanti, anche se non sempre questo approccio risulta efficace.
Anche i farmaci antidolorifici e antinfiammatori si sono dimostrati poco validi nel controllo del dolore , mentre hanno mostrato un buon risultato i farmaci oppioidi, che però comportano notevoli effetti indesiderati e possono indurre tolleranza .
Di fatto gli scarsi risultati della farmacologia suggeriscono che l’approccio multidisciplinare in cui via siano farmaci, educazione del paziente, terapia cognitivo-comportamentale, esercizio fisico e dieta corretta, sia il miglior modo per affrontare la malattia .
Alimentazione e Fibromialgia
Il ruolo dell’alimentazione nella Fibromialgia è stato riconosciuto da relativamente pochi anni, partendo dall’osservazione che il 70% dei pazienti con FM presentano sovrappeso o obesità e si è notato come il controllo del peso sia un primo, efficace strumento nella remissione dei sintomi, probabilmente a causa della riduzione dello stato infiammatorio tipico dell’obesità.
La perdita di peso comporta quindi una riduzione dell’infiammazione sistemica e permette anche di affrontare il movimento fisico in modo più agevole, consentendo ai pazienti di approcciare uno stile di vita più sano e consono alla gestione della patologia.
Una dieta a base antinfiammatoria sembra essere la chiavi per accompagnare il paziente nella gestione a lungo termine di molti sintomi, soprattutto il dolore e i disturbi gastrointestinali.
I punti cardine dell’approccio sono
- Controllo del carico glicemico
- Ristabilire l’eubiosi a livello intestinale
- La presenza, nella propria alimentazione di specifici micronuetrieni
- L’equilibrio tra Omega3/Omega6
- L’eliminazione dei trigger alimentari dell’infiammazione (cioè di specifici alimenti che possono aumentare lo stato infiammatori)
Antiossidanti
E’ ormai chiaro il coinvolgimento del SNC nella FM, in cui è alterata la sensazione del dolore e vi è uno squilibrio tra Sistema Nervoso Simpatico e Parasimpatico .
Ultimamente però molti studi hanno sottolineato il ruolo dello stress ossidativo nella patogenesi della malattia, anche se non è ancora stato chiarito se questo sia causa o conseguenza dell’esordio della FM (
Una delle ipotesi è che vi sia uno squilibrio tra sostanze ossidanti e sostanze antiossidanti, in favore delle prime. Recenti studi hanno confermato che i ROS, potrebbero essere coinvolti nella sensibilizzazione centrale e nel dolore muscolare.
Oligoelementi e Vitamine
E’ noto come il Ferro sia un importante elemento coinvolto nella sintesi dei neurotrasmettitori Serotonina e Dopamina, fondamentali per il controllo dell’umore. E’ stata riscontrata, nei pazienti fibromialgici, una carenza di Ferro, che suggerisce un ruolo di questo elemento nell’influenza sulla malattia.
In molti studi è stata inoltre verificata una carenza, nei pazienti, di elementi quali Magnesio, Zinco, Selenio, Calcio, ma le attuali evidenze non riescono a correlare efficacemente questo dato alla malattia
Per quanto riguarda le vitamine è stata suggerita una relazione tra Vitamina D e dolore muscolare, verificando come nella FM sia costante la carenza di questa vitamina. Ma in questo campo la ricerca è ancora in corso.
Le Eccitotossine
Le eccitotossine sono sostanze in grado di eccitare in modo dannoso i neuroni.
Il dolore cronico è mediato da uno stimolo inziale che causa il rilascio del glutammato, un neurotrasmettitore eccitatorio in grado di regolare l’attività dei neuroni. Se però il rilascio è eccessivo può portare a eccitotossicità, cioè alla morte dei neuroni stessi.
Vi è comprovata associazione tra glutammato e dolore, a livello dietetico glutammato e aspartato sono due amminoacidi con funzione di neurotrasmettitori eccitatori che si trovano in forma libera in molti additivi alimentari, sotto forma di glutammato monosodico, aspartame, estratti di lievito ecc. e la loro esclusione ha portato ad un miglioramento dei sintomi.
In quest’ottica anche una carenza di B6, fondamentale per la trasformazione del glutammato in GABA, che ha azione inibitoria sull’eccitabilità, può essere causa di esacerbazione del dolore.
Il Glutine e le caseine
E’ presente una forte associazione tra FM e IBS (Sindrome dell’intestino irritabile), ma si sta ancora indagando sulla correlazione con la celiachia perché tra i pazienti con celiachia vi è un’alta prevalenza di FM ma non tutti i FM presentano celiachia, pur soffrendo di disturbi gastrointestinali .
L’IBS è riscontrata in quasi l’80% dei pazienti, alcuni autori ipotizzano l’esistenza di una celiachia sub-clinica o di una intolleranza al glutine, oltre che alle caseine, ipotesi supportata dal fatto che una dieta priva di glutine e caseine abbia apportato un notevole miglioramento sui sintomi.
Tali intolleranze sembrano essere dovute alla condizione di permeabilità intestinale che si accompagna spesso alla fibromialgia e che sarebbe alla base dei molti disturbi gastrointestinali.
La perdita dell’integrità della mucosa intestinale consente infatti il passaggio di sostanze che possono aumentare lo stato infiammatorio, oltre che stimolare negativamente il sistema immunitario, di queste sostanze glutine e caseine sono le più nocive.
Gli Zuccheri e l’indice glicemico
Un interessante studio del 2017 ha esaminato il ruolo degli zuccheri, in particolare del fruttosio, nell’ostacolare, a livello intestinale, l’assorbimento del triptofano che potrebbe causare una ridotta sintesi di serotonina. Inoltre gli zuccheri non assorbiti porterebbero ad un deterioramento del microbiota intestinale con una risposta infiammatoria positiva e l’ulteriore riduzione della capacità di assorbimento intestinale.
Recentemente inoltre è stato confermato il ruolo del carico glicemico nel perpetuare dell’infiammazione sistemica e quindi anche del dolore cronico, verificando come una dieta ad alto carico glicemico fosse associata a indici infiammatori maggiori che, nei pazienti con FM, può significare esacerbazione dei sintomi.
Gli Acidi grassi
E noto da tempo come lo squilibrio Omega-3/Omega-6 sia una delle cause dell’infiammazione sistemica e come sia necessario, in questo caso, ridurre gli omega-6 e aumentare gli Omega-3 che avrebbero un ruolo antinfiammatorio, antiossidante, neuroprotettivo e cardioprotettivo. Uno studio del 2014 ha riportato come una carenza di Omega-3 porti ad un aumento di eccitotossine a causa della capacità degli acidi grassi di modularne il trasporto nelle cellule.
Gli omega 6 sono contenuti in moltissimi prodotti industriali/confezionati che contengono oli vegetali di bassa qualità o eccessive quantità di soia.
PER CONCLUDERE
Ci sono ancora molti nodi da sciogliere sulla Fibromialgia, dalle sue cause fino alla sua cura ed evoluzione.
Sappiamo però che un corretto approccio alimentare, che miri a controllare lo stato infiammatorio del paziente e, dove necessario, aiuti nella perdita di peso, può dare beneficio nella riduzione dei sintomi.
Ciò che però fa davvero la differenza, è la presa in carico del paziente che deve essere valutato e accompagnato non solo sotto il profilo organico ma anche a livello emotivo e psicologico.
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